Breivik ammette la strage dell'isola

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_Calox
view post Posted on 23/7/2011, 18:42     http://i55.tinypic.com/29zv7tk.png   http://i51.tinypic.com/2w5orxu.png




Breivik ammette la strage dell'isola
Il premier: «È un incubo nazionale»
Sale a 92 il bilancio delle vittime
Stoltenberg a Utoya per rendere omaggio ai caduti. Anche i suoi figli, illesi, erano al meeting laburista

MILANO - Il primo ministro norvegese Jens Stoltenberg non ha dubbi: quella che ha colpito il suo Paese con il doppio attentato di venerdì a Oslo e sull'isola di Utoya è una «tragedia nazionale» e lui l'ha vissuta in prima persona. Come capo del governo, e forse possibile obiettivo di almeno uno degli attacchi, quello realizzato nel centro della capitale con l'esplosione di un'autobomba, proprio a due passi dai suoi uffici. E come padre: anche i suoi figli erano al raduno dei giovani laburisti nel Tyrifjorden, dove lui stesso avrebbe dovuto essere l'ospite d'onore per un intervento di saluto. L'esplosione sull'Akergataa lo ha costretto a rinviare l'appuntamento, quando ancora nessuno sapeva che anche ad Utoya ci sarebbe stato l'apocalisse. Ci è andato oggi - e lo stesso hanno fatto il re di Norvegia, Harald V e la regina Sonia -, per rendere omaggio alle vittime del massacro. I suoi figli ce l'hanno fatta e sono scampati alla furia omicida del killer, definito oggi dalla polizia un «fondamentalista cristiano». Non è andata altrettanto bene a tanti, troppi, altri giovani come loro: nella notte è salito a 85 il numero dei corpi senza vita recuperati tra i boschi e le spiagge della piccola isola (altre 4-5 persone vengono ancora date per disperse), che si aggiungono ai 7 morti nella capitale per un totale di 92. Ma il bilancio potrebbe essere ancora più pesante: una ventina delle persone ricoverate dopo gli attacchi sono in condizioni disperate, ha detto Paal Aksel Naess, il primario del policlinico universitario di Ulleval, a Oslo. Anche tra le vittime dell'esplosione avvenuta in centro ci sono conoscenti stretti del premier: erano alcuni funzionari della presidenza del consiglio che hanno perso la vita a seguito della deflagrazione. Sabato la polizia ha fermato un uomo armato di coltello a poca distanza dall'hotel in cui si trovava Stoltenberg, durante la sua visita Utoya. Ammanettato dalla polizia, l'uomo si è difeso sostenendo di avere il coltello «perchè non si sentiva al sicuro» dopo quanto accaduto. Stoltenberg ha ricordato che «mai dalla seconda guerra mondiale il nostro Paese è stato colpito da un crimine di questa portata». E lo scenario era proprio quello di una guerra. In mattinata, con la luce del giorno, sono riprese le perlustrazioni nell'isola, alla ricerca di eventuali altri corpi e di ordigni inesplosi, come quelli che gli artificieri hanno rinvenuto già nella notte.

LE INDAGINI - L'attentato è stato pianificato minuziosamente, l'obiettivo era uccidere quante più persone possibile. Un solo uomo è stato fermato dopo il blitz ad Utoya, un norvegese legato agli ambienti dell'estrema destra, il 32enne Anders Behring Breivik, che nel proprio profilo Facebook si definisce «single, cristiano, conservatore e anti-islamico», ha ammesso la strage dell'isola. Proprietario anche di una fattoria (dove, è stato confermato, ha confezionato l'ordigno), nelle settimane scorse aveva acquistato sei tonnellate di un fertilizzante a base di nitrato di ammonio, sostanza che può essere usata per fabbricare esplosivi. Potrebbe anche avere agito da solo, in entrambi i casi: la polizia dice che una telecamera di sicurezza lo ha inquadrato anche nella zona dell'attentato al palazzo del governo, sempre in divisa da poliziotto, la stessa che ha utilizzato per presentarsi indisturbato e armi in pugno al campus dei giovani laburisti. Ma forse ci sono anche dei complici, come rivelano ai media norvegesi alcuni dei superstiti della sparatoria di Utoya, secondo cui i tiratori erano quasi sicuramente più di uno. Sull'andamento delle indagini gli investigatori continuano a mantenere il massimo riserbo. Il terrorismo internazionale, che in un primo tempo era stato indicato dai media come il quadro in cui inserire il doppio attacco - sia per la partecipazione norvegese alle missioni in Libia e Afghanistan sia per la pubblicazione su alcuni giornali delle vignette satiriche su Maometto - sembra in ogni caso che non sia affatto coinvolto. Al Qaeda e alcuni gruppi jihadisti hanno provato a intestarsi la paternità del gesto, ma le autorità fin dall'inizio non hanno dato molto peso alle loro rivendicazioni sul web. Le autorità norvegesi stanno in ogni caso lavorando con i servizi di intelligence stranieri per verificare se vi sia stato alcun tipo di coinvolgimento a livello internazionale.

«SANGUE E MORTE» - «È un incubo» ha detto ancora il premier, evocando il «sangue e la morte» che si sono trovati di fronte i giovani partecipanti alla riunione laburista sull'isola. Il premier ha spiegato ai giornalisti di aver passato molte estati a Utoya, definendola «il mio paradiso d'infanzia». Quel paradiso sarà ora e per sempre un inferno nelle coscienze nazionali, simbolo del sogno infranto di una società libera e aperta, del mito del progressismo scandinavo che per decenni ha fatto scuola in Europa e nel mondo. Stoltenberg ha aggiunto che è troppo presto per commentare i motivi che stanno dietro all'attacco. «È chiaro che eravamo noi il bersaglio», ha detto invece Ekil Pedersen, leader del movimento giovanile del partito laburista norvegese (Auf), ma gli attacchi «cambieranno il paese, possibilmente in meglio». «Non ci faremo zittire, in onore di chi ha perso la vita - ha aggiunto Pederson - Continueremo a tenere alti i nostri ideali di tolleranza e antirazzismo». Il leader dell'Auf ha inoltre affermato che il partito continuerà a tenere i suoi campi estivi sull'isola.

CENTRO PATTUGLIATO - Nel frattempo, soldati e cani pattugliano centro della capitale norvegese dove diverse strade del quartiere governativo sono ancora ricoperte di detriti. Pochissimi passanti, la tensione - riferiscono le agenzie di stampa - è palpabile: gli agenti continuano a passare al setaccio gli edifici pubblici e privati di tutti i quartieri centrali di Oslo alla ricerca di eventuali ordigni inesplosi. I morti nella capitale ieri sono stati 7, decine i feriti, di cui 9 versano in gravi condizioni. Venerdì le autorità avevano invitato tutti gli abitanti della capitale, che ne ospita in totale mezzo milione, ad allontanarsi dal cuore della capitale. Subito dopo l'esplosione era stata sospesa la validità degli accordi di Schengen ed erano tornati i controlli alle frontiere. La Farnesina ha avviato tutte le procedure per accertare l'eventuale presenza di italiani ra le vittime o i feriti, ma non risulterebbero connazionali coinvolti. Oggi il ministro della Giustizia, Knut Storberget, ha detto che non vi sono ragioni per innalzare ulteriormente il livello di allarme sulla Norvegia: «Per il momento non abbiamo motivi di pensare che via siano altre minacce».
 
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